NEWSLETTER " EPPYNET.COM - Racconti Erotici 14 " del 18/10/2006

STASERA NO

E' buio. Lo scantinato dove ormai passo tutte le mie notte gode, si fa per dire, solo della luce lontana di un vecchio e malandato televisore che rimanda immagini sfocate e traballanti. Mi aggiro febbrile tra le ombre delle cianfrusaglie accatastate. Sono pazzo? Sono pazzo. Lo dicono. Però, a pensarci bene, se me ne rendo conto, tutto sommato dimostro di non esserlo. Ma forse è uno dei rari momenti di lucidità. Di giorno vago per la città, raccattando elemosina: un po' di danaro, un po' di cibo, qualche sgarberia, tanta indifferenza. Forse qualche volta un po' di pietà. Ma non mi interessa il giorno. E' la notte che comincio a vivere. Che vivo. Quando da una porta sconnessa riesco a entrare nel vecchio palazzo e, di là, scendo nello scantinato. Nel mio scantinato. L'ho attrezzato. Un pagliericcio, qualche bottiglia vuota, una cassetta di frutta per comodino. E il televisore. Lo raccattai da un cassonetto della spazzatura quando mi resi conto che, chi sa come mai, in quello scantinato c'era una presa della televisione e una presa elettrica. Funzionavano. E funzionava anche il televisore. Male, ma funzionava. Dopo mezzanotte mi ci seggo davanti, a un metro dallo schermo e comincio a armeggiare, cambiando canale di continuo, specialmente quelli delle televisioni locali. Cerco le zoccole. Così le chiamo quelle che si mostrano tutte nude. Che si spogliano o, se sono già spogliate si baciano e si abbracciano e si leccano. Quello che è strano è che, contrariamente a tutti gli altri programmi (qualche volta li vedo anche di giorno, ma poco) qui lo schermo è ricoperto di numeri. E certe volte mi incazzo, perché i numeri coprono le donne. E non mi fanno vedere niente. Ma la maggior parte delle volte riesco a vedere bene. E dopo un po', non subito, mi arrapo. Il cazzo mi diventa duro (è una bella impresa alla mia età) ed io comincio ad accarezzarlo. E più le zoccole si agitano e più io mi strapazzo il cazzo. E vado avanti. Su e giù, su e giù. Finche vengo. Non è una gran cosa. Poche gocce pallide e il cazzo che subito crolla. Ma mi basta, perché poi riesco ad addormentarmi meglio.
Ma stasera no. Stasera niente zoccole. Spengo il televisore e accendo un mozzicone di candela che mi fa da abat-jour. Mi stendo sul pagliericcio e mi metto comodo. Poi allungo il braccio e senza guardare (conosco il mio regno come me stesso) raccolgo da una vecchia scatola di metallo una fotografia. L'ultima che mi è rimasta di lei. La guardo e vorrei che i ricordi mi assalissero. Ma non succede niente. Solo spezzoni sfuocati di una vita serena e poi interrotta. Non ricordo perché. Anche la fotografia è sbiadita, ma lei si riesce a distinguere bene. E' in costume da bagno, un due pezzi, E' giovane e a me sembra bellissima. Mi sento molto legato a lei, ma non ricordo bene chi fosse. E' successo tanto tempo fa. La guardo e la riguardo e comincio a notare i particolari. Le belle gambe tornite, leggermente aperte e il seno, abbondante, che sembra quasi scoppiare nel reggiseno di una misura forse più piccola del necessario. Dopo un po' (o dopo tanto?) solo questi particolari esistono e comincio a sentire un certo prurito, che conosco bene. Dalla mano destra passo la fotografia nella sinistra e continuando a guardare quelle gambe che ora mi sembrano più aperte e quel seno di cui quasi mi sembra di sentire il profumo, comincio a toccarmi, lievemente prima, poi sempre più forte. Continuo, ma senza troppo piacere. Il cazzo mi è diventato duro e immagino di ficcarlo tra quelle gambe. Ma mi trattiene una sorta di malinconia. Ma chi era quella ragazza? Cosa è stata realmente per me? Cerco di allontanare questo pensiero concentrandomi solo sulla mia mano destra e sul mio cazzo. Tra poco, tra poco, verrò. Non mi accorgo che due lacrime scendono, lievi, lungo il mio viso.

di Adolfo


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